lunedì 14 marzo 2011

Abercrombie & Fitch ... ma che mania!

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Oggi come oggi non basta possedere qualcosa di particolare, magari un capo vintage, oppure una maglia fatta a mano, irrepricabile, non più. Oggi servono cose davvero introvabili, almeno in Italia, ed ecco che i souvenirs di nuova generazione non sono più ampolle con neve finta, penne con sopra una foto o il classico accendino! I souvenirs, quelli da portare a parenti e ad amici, sono i capi d'abbigliamento, meglio se firmati da qualcuno che in Italia non c'è. Un caso per tutti? Abercrombie! Oggi è praticamente un must indossare nel tempo libro la coloratissima polo con la rennina ricamata sopra, oppure una camicia a quadri oversize magari con sotto una canottierina vedo-non vedo. Ma la faccenda non è nemmeno una questione di moda. Il fatto è che le magliette con la simpatica rennina sono un prodotto che fino ad ora, e ancora per poco, in Italia non sono del tutto commercializzate! Almeno ufficialmente non esiste alcu negozio del noto marchio. Ricordo che fino  a qualche anno fa, quando viaggiavo e mi concedevo un po' di shopping all'estero, c'erano effettivamente negozi di nomi mai visti nè sentiti in Italia, perciò comprare un paio di jeans o una felpa o una borsa, valeva la pena! Insomma, si rimpatriava con un pezzo davvero unico! All'età di quindici anni, durante un viaggio in Danimarca, acquistai presso la cittadina di Odense una borsa niente male: sportiva, con la tracolla, in tela grigio-chiaro rifinita di turchese. Giorni fa la ripesco dall'armadio, apro e leggo la targhetta interna: H&M. All'epoca non conoscevo questo negozio, nè tantomeno mi ero resa conto di esserci entrata e aver acquistato una borsa! Solo oggi, che il marchio è arrivato in Italia, posso riconoscerlo!
Lo scorso anno  ho avuto la conferma di qualcosa che già da un po' avvertivo nell'aria: non esistono più brands locali, almeno che non si parli di gradi marchi (ma neppure quelli: LV si trova tanto a Roma quanto a Colonia). La scorsa estate passeggiando per le vie di Barcellona in cerca di qualche negozietto 'tipico', con proposte 'locali', mi sono imbattuta per Intimissimi, Zara, H&M, Disegual.
La delusione è stata grande, tant'è che sono tornata a casa con  souvenirs tradizionali.
L'unica speranza per molti è la maglia dell'Hard Rock Cafè, ma anche quella  trasmette infinita tristezza: un capo made in china, con sopra il nome della città a cui è destinata.

Per concludere, tornando al caso Abercrombie, se siamo dovuti ricorrere a viaggi in America per tornare in Italia con addosso qualcosa  da fare invidia, nel vero senso della parola, tra poco finirà anche questo sogno, poichè si sussurra prossima apertura proprio qua da noi.
Di fatto già l'Hollister aveva livellato il mercato, spingendo il popolo dei modanti o meglio degli 'avanguardisti' a rivolgersi altrove.
E ora, chi sarà il prossimo? Quale il marchio da sbandierare all'atterraggio in Italia?
Il tempo risponderà!

FS days: "After the shows, it's time for fashion shootings"


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Le sfilate vi hanno dato ispirazione. Vi hanno comunicato qualcosa, lasciato un sapore in bocca. Forse è quello che guida realmente il feed back che il mondo si aspetta, da un giornale come Vogue!
Il vostro compito è distruggere quanto visto (non a caso si chiama 'shooting'), farlo a mille pezzettini e poi farlo rinascere, ricomporlo di nuovo, forgiarlo a nuova vita, portarlo dalla runway al pavement!
Buon lavoro!

Aleph


martedì 8 marzo 2011

FS says: "E' androgina e femminile".

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Per usare i termini della filosofia cinese, le ultime proposte della moda immaginano la donna, figura yin per eccellenza (femmina, fragile), un po' più yang (lato mascolino, dell'energia e della forza).
In fondo non c'è niente di male.
La società mette la donna di fronte le stesse situazioni, spesso dure e difficili, in cui si trovano gli uomini.
E allora perchè non armarla, perchè non darle un tocco forte, un tocco yang?
Siamo o no due facce della stessa medaglia?
Poi, come fa notare la nostra direttrice, l'atteggiamento è maschile/yang, ma  i tessuti, quelli rimangono femminili/yin! E come non potrebbero!


Aleph





martedì 1 marzo 2011

F.S. asks: perchè la moda è così mediatica?



Bellissima l'affermazione che <<la moda esce sempre vincente!>>.
E in effetti è così.
Si parla di moda continuamente, si pratica la moda entrando in un negozio, infilando un paio di stivali, aprendo il proprio armadio. Più di quanto di possa dedicare ad un film e un libro.
Come dice F.S. <<il visuale>>  caratterizza la nostra epoca è democratica la sua fruizione. Io aggiungerei che, da un punto di vista linguistico (ebbene si!) oltre all'economicità di un sistema di comunicazione fatto di immagini, capace di veicolare il messaggio alla velocità della luce, la potenza della moda sta anche nella possibilità di acquisire il linguaggio e partecipare a un dialogo mondiale, fatto di citazioni (indossare capi vintage, per es.), di plagi (portando un profumo 'copia d'autore') o di veri contributi originali.

Aleph