Il total black, l'uso del nero, del suo significato all'interno della moda, mi hanno fatto pensare immediatamente ad Elisabetta da Baviera, chiamata Sisì ma celebrata dal cinema come Sissi.
Meno di un mese fa' ho visitato gli appartamenti imperiali a Vienna e il museo dedicato alla kaiserina. La morte si affezionò subito ad Elisabetta: lei, cultrice della bellezza, che curava il proprio corpo sino quasi a consumarlo, lei che amava impreziosirsi con stelle di diamanti o diademi di rubino.
Ad un certo punto dovette abbandonare tutto e rifugiarsi nel 'nero'. Tra gli innumerevoli oggetti personali della kaiserina, rimasi impressionata dai vestiti. Ma non da tutti, precisamente da uno: quello usato per il lutto (che portò a vita) dopo la morte dell'unico figlio maschio.
L'abito da lutto dell'imperatrice si trovava dentro una teca di vetro: nero, gonna lunga, strettissimo in vita (Sisì teneva alla propria silhouette in maniera ossessiva), rifinito di pizzo in ogni dettaglio. Accanto c'erano i gioielli da lutto dell'imperatrice. Neri anche loro.
"Che strano" pensai "gioielli da lutto", c'è qualcosa che stride: come può un gioiello, che adorna e rende bello per definizione, essere nero, cioè da lutto? Il lutto, il 'nero da lutto', non serve forse per 'minimizzare, non dare all'occhio, rendere meno bello'?
Che Elisabetta abbia colto le potenzialità o la glaciale bellezza dietro questo colore, mentre gli altri lo etichettavano ancora come segno di tristezza? A lei cosa importava: indossando quel vestito e quei gioielli rispettava senza dubbio, almeno formalmente, l'etichetta; per il resto, nolente o volente, partecipava alle grandi trasformazioni cui la moda andava in contro.
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